Von Trier lascia volutamente la vita reale fuori dallo studio, eliminando ogni riferimento scenografico, la stessa Dogville durante l’intero film sembra inesistente, solamente accennata; immersa nella oscurità, disegnata sul pavimento dello studio, con qualche mobile, delle porte e delle finestre qua e là, l’essenziale per far capire dove si svolge il tutto. Così facendo le scene a prima vista p
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Esistono alcune differenze tra romanzo e film, sia nell’ambito della loro produzione che in quello della loro successiva fruizione. Entrambi sono la causa di una percezione narrativa che verrà immediatamente tradotta in un’emozione dal lettore/spettatore, assecondando specifiche dinamiche intrinseche al mezzo di cui si serve la narrazione per evolvere. La nozione di “mezzo”, nell’ambito di una
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La fantasia insita nel mezzo cinematografico, che da sempre lo caratterizza, e il dato reale tipico dell’oggettività con la quale percepiamo la concretezza del quotidiano (cui sovente, non senza colpa, ci abituiamo stimolati forse dalla necessità di individuare punti saldi e facilmente riconoscibili), in alcune rare occasioni entrano in una sorta di legame di interdipendenza tra loro, contaminand
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Driver è un film d’azione che non appartiene al suo genere, almeno non completamente. Numerosi sono, infatti, i richiami al western, sia dal punto di vista della sceneggiatura che da quello più strettamente figurativo, quello legato ai “segni” di un genere; un “western metropolitano” dunque, in cui i cavalli sono stati sostituiti dalle auto, gli ampi spazi dei canyon e delle praterie con le stra
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Il tema del tempo è uno dei – anzi, uno dei possibili – metodi di approccio alla narrazione adottati da Welles: si esplicita tramite il massiccio ricorso al pianosequenza, per la verità notevolmente ridimensionato in questa pellicola – 200 contro i 562 di Citizen Kane. Quel che è certo è la riconoscibilità del genio tecnico/estetico/narrativo del giovane regista, qui appena ventiseienne [..
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